Quando si giunge a Serrrara Fontana non si può fare a meno d'osservare quanto differente si
mostri questo comune rispetto agli altri: sarà la sua lontananza dal centro d'
Ischia,
sarà l'originaria vocazione alla vita dei campi della sua popolazione, sarà il clima collinare; fatto sta che una volta
arrivati ci sentiamo calati in mondo dal sapore antico.
Le tradizioni legate alla vita di questa zona montana,
seppur cambiate in quanto l'attività turistica ha messo in secondo piano le attività artigianali del passato,
sono ancora custodite gelosamente. Il "ciucciaro" lo si incontra a cavallo o aggrappato alla coda del mulo,
che è ancora oggi mezzo di trasporto utilizzato per trainare legname o altro nei fondi agricoli, o per condurre
i turisti sulla sommità dell'Epomeo. Pochi canestrai restano ancora, ma l'abilità è sempre la stessa nell'intrecciare
giunchi e canne per farne canestri, "cofane e cufanelle". Vagando per i campi è possibile poi, imbattersi in
buche più o meno profonde e ampie, nelle quali veniva allevato - e in parte ancora accade - il coniglio di
fossa, dal sapore unico. Non bisogna infine, dimenticare le feste religiose, le processioni lungo le vie colorate
di fiori e di coperte impreziosite da ricami, sporte dai balconi delle case, in segno di devozione.
Il comune prende il nome dai due principali paesi che lo compongono, Serrara e Fontana, divenuti comune unico
nel 1806. Comprende varie frazioni e località: Iesca, Pantano, Calimera e Noja, che presentano ancora intatte
testimonianze della cultura contadina; poi il Ciglio e Succhivo con le loro case scavate nei grandi massi;
ed infine l'istmo di
Sant Angelo. La sua superficie è di circa 6,6 Kmq e gli abitanti sono quasi 3600.
Il comune è raggiungibile da Forio o da Barano d'Ischia, coi quali Serrara Fontana è confinante.
Il nostro itinerario parte da Fontana, la frazione più antica, il cui toponimo deriva da "fundus",
cioè il fondo di S.Andrea, situato nelle vicinanze del casale di Noja. Fu rifugio dei Vescovi d'Ischia
e forse anche di Giovanni d'Angiò che contendeva a Ferrante d'Aragona il Regno di Napoli (nel 1463).
Fontana è il paese più elevato dell'isola, per la presenza sul suo territorio del Monte Epomeo (787 m),
raggiungibile tra itinerari di bellezza a piedi o a dorso di mulo. Il monte è raggiungibile dalla piazza
del paese, nella quale s'incontra la chiesa di Sant'Antonio da Padova, costruita nel 1703, e a poca
distanza quella dell'Immacolata Concezione (del secolo XVII) col portale in tufo.
Sul monte si trova il complesso rupestre di San Nicola, uno degli esempi più significativi dell'architettura
in pietra. Nato come rifugio per le monache, l'eremo divenne successivamente la dimora del capitano
del castello Giuseppe D'Argouth (o Nargout), che nel XVIII sec. vi si ritirò insieme ad altri frati.
Abbandonato l'eremo, si raggiunge la vetta dell'Epomeo, da cui si gode di un panorama che lascia senza
fiato. Sul lato occidentale del monte si estende il bosco della Falanga, un castagneto, ricco di ricoveri
di pietra, cisterne, nevaioli e addirittura alcuni palmenti, a testimonianza che tale versante doveva essere
una volta abitato durante il periodo della vendemmia (al posto dei castagni doveva esserci infatti, il vigneto).
Scendendo dal monte e proseguendo per la statale Serrara-Fontana, si scorge la chiesa di Santa
Maria la Sacra, detta anche Santa Maria della Mercede, edificata nel 1885 e la cui festa cade ogni
24 settembre, ma ultimamente è stata spostata al 2 agosto, per evitare le cattive condizioni meteorologiche.
Proseguendo, troviamo Noja, un casale dalle stradine anguste, le case dipinte a calce con le edicole votive,
di chiara origine greca prima, e villaggio di notevole importanza medievale poi. Nella piazzetta L. Trofa,
si apre uno dei tanti panorami della zona: un'ampia visuale sul mare che si apre davanti a noi con Capri in
lontananza. Partendo dalla contrada di Noja è possibile giungere ai Maronti attraverso stradine e sentieri,
territori disseminati di manufatti contadini in perfetta armonia con la natura geomorfologica del suolo.
A metà strada, nei pressi di Capodimonte, si aprono i pizzi bianchi o di Don Andrea, sculture naturali
dalle forme stravaganti, create dall'erosione degli agenti atmosferici sulle pareti rocciose. Nella
parete sovrastante i pizzi bianchi, nascosto tra i cespugli, c'è l'apertura di un piccolo eremo a
due piani, interamente scavato nel tufo e dedicato a San Nicola.
Anche dalle varie contrade
di Searrara-Fontana, si giunge ai Maronti. Lungo il percorso s'intravede, dove più, dove meno, una
profonda fenditura dall'andamento e dalla forma irregolare detta "Cava Scura", in quanto nei tratti
più stretti, cespugli folti ed arbusti sempre verdi ne impediscono il passaggio della luce del sole. Non
molto distante si trova un'altra cava che si apre sulla spiaggia dei Maronti col nome
di "Cava dell'Olmitello o dell'Acquara". Entrambe sono famose per la presenza in esse di sorgenti
d'acqua minerale e termo minerali.
Continuando il nostro percorso si giunge a Serrara,
o "Serrano", il cui toponimo, comparso per la prima volta nell'atto di fondazione della parrocchia
"S. Maria del Monte Carmelo" (1681), significa "chiuso tra i monti". Si tratta di una chiesetta
costruita alla confluenza di quattro stradine medioevali, che portano ai vicini casali, protetti da S.
Vincenzo, ritenuto protettore contro tutti i mali. La posizione strategica di questa chiesetta fece sě che,
attaccata ad essa, venisse costruita una torre di avvistamento, che presenta ancora un coronamento merlato.
Intorno al 1792, passando sotto l'arco della torre, si era ai limiti del villaggio, costruito da povere
abitazioni nascoste nel verde delle vigne, dominate da Palazzo Iacono. La piccola piazza di Serrara ha il
più spettacolare belvedere dell'isola, simile ad una terrazza sospesa su un pendio che affaccia sulla costa
di
sant'Angelo e Forio, con scorci panoramici sul Vesuvio, la costiera sorrentina con Punta Campanella e,
naturalmente, Capri.
Alla periferia di Serrara, su un terrazzamento, vi è la chiesa della Confraternita
dell'Immacolata, edificata nel 1689.
Partendo da Serrara, ci ritroviamo nel casale di Ciglio
("sospeso sul burrone"); è un antichissimo insediamento rupestre, in cui sorge la chiesetta di S.Ciro
del 1661 e sgorga la "sorgente di Ciglio". Caratteristiche di questa, come di altre zone dell'isola,
sono le "case di pietra", ambienti scavati nella roccia, una volta usate come abitazioni.
Dopo aver attraversato il Ciglio e Succhivo si giunge ad un piccolo borgo marinaro
estremamente suggestivo:
Sant'Angelo. Utilizzato inizialmente dai pescatori per
poi divenire un porto turistico,
Sant'Angelo dispone dell'obbligo di chiusura al
traffico.