Dopo la morte di Roberto d'Angiò (1343) gli successe la nipote
Giovanna I, prima donna sul trono di Napoli e figlia del duca di Calabria e di Maria di Valois, che designò come suo
erede il fratello del re di Francia, Luigi I d'Angiò. Ma alla morte della regina, strangolata da sicari di Carlo III
di Durazzo, re d'Ungheria, che pure aveva ambizioni di farsi incoronare re per aver sposato una nipote della regina Giovanna,
scoppia una lotta di potere. Carlo Durazzo, nel 1382, conquistò Ischia e vi impose la sua autorità. La lotta
fu poi, portata avanti dal re di Francia Luigi II d'Angiò e dal figlio di Carlo Durazzo, Ladislao. Dopo una iniziale
vittoria di Lanislao nella battaglia tenutasi sul Rotaro (frazione di Fiaiano), i Francesi contrattaccarono, trovando però
questa volta l'opposizione di Giovanni Cossa, governatore militare del Castello e alleato di Ladislao. La famiglia Cossa, in
seguito alla vittoria, assunse un tale prestigio che nel 1410 il figlio di Giovanni, Baldassarre Cossa, "il papa
sanguinario", divenne papa nel 1410 con il nome di Giovanni XXIII. Erano gli anni dello "Scisma di Occidente",
una divisione che lacerò la Cristianità dal 1378 al 1418, ma che affondava le sue radici nel trasferimento della
sede papale ad Avignone nel 1309. Anche se il papa era ritornato a Roma, i cardinali francesi continuavano ad eleggere un proprio
papa. Così in seguito all'elezione nel 1378 a Roma del papa Urbano VI, venne eletto contemporaneamente il francese Clemente VII.
La Chiesa si ritrovò con due papi. Al Concilio di Pisa, si arrivò ad una soluzione paradossale: l'arcivescovo di
Milano, Alessandro V fu eletto papa, con il risultato che ora si ebbero tre papi. Poco dopo però, Alessandro V muore e fu
eletto il nostro Baldassarre Cossa. Questi riuscirà a sconfiggere definitivamente Ladislao e cercherà di risolvere la
questione della divisione della Chiesa, convocando nel 1414 il Concilio di Costanza. Durante i lavori fu fatto circolare un libello
contenete 72 capi d'accusa contro il papa. Il papa era accusato di essere "un grandissimo sodomita", di essersi fatto
eleggere con la violenza, di aver avvelenato Alessandro V, e altre scelleratezze. Cossa morì in prigione per mano dell'imperatore
di Germania, il giovane Sigismondo, per poi essere sepolto nel Battistero di Firenze.